L’incontro con lo Psicologo in un Centro di Procreazione Medicalmente Assistita

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E’ nel 1978, quindi più di trent’anni fa, che nasce la prima bambina venuta al mondo con la fecondazione in vitro, una tecnica di riproduzione assistita, messa a punto con le ricerche scientifiche del biologo, Robert G. Edwards (Premio Nobel per la medicina nel 2010),in  collaborazione con il ginecologo, Patrick Steptoe.

klimt_albero-della-vitaDa allora, i progressi scientifici sono stati rilevanti e le tecniche sono andate perfezionandosi, consentendo a molte famiglie di coronare il proprio desiderio di genitorialità.

Sappiamo però che la possibilità di successo di una tecnica di riproduzione assistita, qualora sia questa la scelta effettuata dopo una diagnosi di infertilità, è legata a numerose variabili, che non consentono sempre e tout court di raggiungere lo scopo che ci si era prefissato.

La scoperta di una condizione di infertilità comporta, in ogni caso, per il nucleo familiare e per gli individui che lo compongono, un forte disagio psicosociale e l’esigenza di attraversare unperiodo di crisi, per potersi confrontare con l’impossibilità o la difficoltà di realizzare il proprio progetto di genitorialità.

Se ci soffermiamo sulla parola “crisi” e sulla sua etimologia, vediamo che deriva dal greco Krìsis: scelta, decisione e dal verbo krìnό: separo, e quindi distinguo, discrimino, valuto. Tra i diversi significati nel vocabolario leggiamo quello di “rapido cambiamento del decorso di una malattia, che può esitare tanto in una guarigione che in un peggioramento”. Attraversare un periodo di crisi comporta pertanto il permanere in una condizione di incertezza e di confusione, implica un lento, faticoso e  personale recupero di risorse per ricreare nuovi e più funzionali equilibri,  per poter vagliare delle alternative, compiere scelte.

E’ all’interno di tale “travaglio” emotivo che molte coppie varcano la soglia di un Centro di procreazione medicalmente assistita e si affidano alle cure di medici e biologi per poter realizzare una gravidanza, che non è stato possibile realizzare spontaneamente.

In base alle nuove linee guida della legge 40/2004, (“ogni centro per la Procreazione Medicalmente Assistita deve assicurare la presenza di un adeguato sostegno psicologico alla coppia”), negli ultimi anni le coppie che si rivolgono ad un Centro di PMA incontrano tra i diversi professionisti anche lo psicologo. Il supporto psicologico che viene offerto si configura come una opportunità che rimane sempre aperta per le coppie che vogliono usufruirne in qualsiasi momento o fase del trattamento si trovino.

Molte persone sono rassicurate dalla possibilità di trovare uno spazio di ascolto in cui poter parlare francamente di sé senza temere di essere giudicati, e di dare voce alle emozioni negative che stanno sperimentando, ai sensi di colpa; uno spazio in cui provare ad accogliere i propri vissuti emotivi come una comprensibile risposta con cui la nostra mente affronta il dolore e la frustrazione. Un supporto psicologico può inoltre consentire di analizzare sin dall’inizio con quale atteggiamento mentale si sta affrontando il problema dell’infertilità, ed essere eventualmente aiutati ad affrontare il trattamento con un atteggiamento mentale più realistico.

L’accompagnamento psicologico può tradursi in un supporto che “idealmente” si colleghi ai momenti salienti dell’iter della riproduzione assistita (accoglienza, dosaggio ormonale e monitoraggio, prelievo ovocitario e transfer, restituzione dell’esito); tuttavia, non è possibile definire aprioristicamente una tipologia e una modalità di supporto valida per tutti.  E’ più opportuno e meno riduttivo calibrare il percorso più adeguato sulla base della variabilità della situazione e dei bisogni specifici delle persone coinvolte. Un percorso personalizzato deve tenere conto della storia familiare, dei significati che la coppia attribuisce alla propria condizione di infertilità ed alle sue cause, alle reazioni emotive manifestate ed all’eventuale presenza di un forte disagio psicologico, che può influenzare  negativamente il decorso e l’esito del trattamento.

Alcune coppie possono decidere di rifiutare il sostegno psicologico, il che può assumere diverse valenze da valutare caso per caso; tuttavia, va tenuto presente che il sistema familiare è in grado di recuperare in sé e nel proprio ambiente di vita le  risorse emotive, culturali e relazionali adeguate, per affrontare anche le situazioni più critiche.

Per altre coppie l’esigenza di un supporto psicologico può essere avvertita solo in un secondo momento, quando si è accumulato un forte stress in seguito alle difficoltà incorse con il passare del tempo. Ad esempio se la risposta al trattamento è stata negativa e si è reso necessario interrompere il ciclo di riproduzione assistita in corso d’opera, oppure se si sono verificati più fallimenti. Talvolta agire e sottoporsi a continui trattamenti diventa l’unica soluzione possibile, che tutela dal pensare e dal dolore che esso comporterebbe; una reazione di negazione di questo tipo è  fisiologica e comprensibile, soprattutto nei primi tempi e dopo i primi tentativi falliti.  Ma se la coppia continua a reagire negando la realtà e la propria condizione di infertilità, sottoponendosi a ripetuti trattamenti, allora un supporto psicologico è indispensabile per aiutare a comprendere la necessità di fermarsi e pensare, di elaborare l’ennesima delusione, prima di effettuare altre possibili scelte.

In genere, l’interruzione dei trattamenti avviene spontaneamente  e/o in accordo con il medico e, nonostante la difficoltà che tale scelta comporta ed implica, la maggior parte delle famiglie sanno porsi un limite e valutare realisticamente quando è opportuno fermarsi.  E’ chiaro che  la decisione di interrompere un trattamento di pma e con essa la rinuncia alla speranza di avere un figlio biologico necessita di un periodo per                       l’elaborazione del senso perdita e di frustrazione, che può essere molto diverso da una coppia ad un’altra o anche fra i due partner. A questo punto può essere indicato intraprendere una psicoterapia, sia essa individuale, di coppia o di gruppo, che si articoli  attraverso modalità e coordinate spazio – temporali non più circoscritti ai trattamenti.

La relazione terapeutica può offrire un valido aiuto per confrontarsi con il dolore di andare avanti  nonostante l’irrealizzabilità del proprio desiderio,  può dare la possibilità di attribuire un significato nuovo agli eventi della propria vita e provare a riscriverli e a rinarrare la propria storia personale e familiare, riorganizzandola in funzione di  ulteriori progetti.

 

Dr. V. Cecconi

Psicologo – Psicoterapeuta

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