Eterologa: Il dottor Taormina racconta la collaborazione con il centro Biotexcom

img_2878

Il Centro Genesy collabora con il Centro Biotexcom di Kiev per garantire una qualità elevata e successi superiori alla media nella fecondazione eterologa. Abbiamo fatto qualche domanda a Giuseppe Taormina, biologo del Centro Genesy, che va spesso a Kiev per lavorare a stretto contatto con i biologi di Biotexcom.

 

  • Cosa pensi di questa nuova esperienza?

 

Abbiamo lavorato molto per organizzare questa collaborazione. Biotexcom ci garantisce, infatti, un maggior tasso di successo con la fecondazione eterologa. Questo avviene grazie al fatto che vengono impiegate blastocisti, ovvero, strutture biologicamente e strutturalmente superiori agli ovociti, un’ottima opportunità per i nostri pazienti che richiedono la fecondazione eterologa.

 

  • Che differenze noti con i centri italiani?

 

Non ci sono differenze sostanziali nelle strutture mediche. La vera differenza sta nel numero elevato di donatrici di ovociti, la donazione è una pratica molto diffusa. L’Italia è sicuramente molto indietro da questo punto di vista.

 

  • Come ti trovi a collaborare professionalmente con colleghi stranieri?

 

Mi trovo benissimo. Il laboratorio conta circa una decina di biologi, professionisti molto preparati, concreti e dinamici.

 

  • Cosa abbiamo noi italiani da insegnare ai colleghi stranieri, dal punto di vista tecnico?

 

Da insegnare? Nulla. Parlerei di scambio di idee piuttosto. Ho conosciuto professionisti davvero molto preparati, che non necessitano di alcun insegnamento. Credo che lavorare insieme abbia suggerito spunti di riflessione ad entrambe le parti. E’ importante collaborare con professionisti di culture diverse, dovrebbe essere una pratica imitata da altri centri in Italia.

 

  • Tu sei abituato a lavorare in laboratorio, hai notato delle differenze con i laboratori italiani?

 

No. Ho trovato un laboratorio in cui non mancava nulla, tecnologie d’avanguardia ed ottimi terreni di coltura.

 

  • Andare a lavorare in un paese straniero comporta un cambiamento nelle abitudini e nell’organizzazione della giornata lavorativa, hai avuto difficoltà di adattamento?

 

L’unica difficoltà probabilmente è stata la differenza linguistica ma più per la quotidianità in città che per il laboratorio, il dialogo con i colleghi è prettamente scientifico e si sa il linguaggio della scienza è universale.  I ritmi di lavoro sono molto simili, non ho cambiato le mie abitudini.

 

  • Raccontaci com’è la tua giornata tipo a Kiev, cosa mangi a colazione? Fai la pausa pranzo da solo o con i colleghi? La sera esci? Cosa offre la città per lo svago?

 

Con la dottoressa Carolina Caglieresi (collega biologa, insieme a me in quest’avventura) avevamo la stessa Giornata tipo: sveglia alle sette e transfer in clinica. Si lavorava più o meno fino alle 16 no stop, con un piccolo lunch insieme ai colleghi sempre in clinica. Poi tornavamo in albergo, il tempo di una doccia e pronti per uscire. Un po’ in giro fino ad ora di cena, che facevamo in uno dei bellissimi ristoranti del centro, e di nuovo in albergo. Prima di andare a dormire passavamo qualche momento di relax giocando a carte e commentando la giornata appena trascorsa.

 

  • Pensi che Kiev sia una bella città? Ci racconti cosa ti ha colpito di più?

 

Dire che Kiev sia una bella città è alquanto riduttivo. È una metropoli cosmopolita ed affascinante, molto simile ed allo stesso tempo molto diversa dalle altre città europee. Non appena in centro ho cominciato a segnare la posizione sul mio iPhone perché è difficile leggere i nomi delle strade. La strada principale è Hreschatyk costeggiata da grandi alberi che confluisce a piazza Maidan con l’obelisco dell’indipendenza. Sicuramente di questo ex paese URSS gli edifici più belli e suggestivi sono le cattedrali e le chiese in stile russo, Santa Sofia, San Michele. Le cupole d’oro e i vivaci colori pastello campeggiano sulle grandi piazze metafisiche. A colpirmi di più è stato il monastero Pecerska Lavra e le sue grotte, si trova in una zona collinare e da lì si può apprezzare l’immenso fiume che attraversa la città. Il monastero comprende numerose cattedrali e chiese ed è costeggiato da grandi mura, l’ingresso avviene attraverso il “gate church of the trinity”, sembra di attraversare una porta del tempo ed entrare negli anni venti in un posto molto spirituale dove le ore scorrono serene e lente. Le uniche difficoltà sono state con la lingua. Non conviene avventurarsi se prima non sono state prese informazioni dettagliate sui posti da visitare perché una volta in città le uniche informazioni disponibili sono in cirillico. Ad ogni modo consiglierei a chiunque di visitare Kiev. E’ una perla unica, ricca d’arte e storia nell’antico Est Europa.

img_2877

Gazie Giuseppe, in attesa di un nuovo racconto buon lavoro!